“chiunque può scrivere un racconto, ma non tutti possono sperare di scrivere un romanzo, anche se cattivo. È la lunghezza che uccide”. I suoi consigli sono pratici e concreti, talvolta filosofici: “le scelte importanti della vita devono essere guidate da una predisposizione innata in chi compie la scelta” R.L. Stevenson

direzioni diverse - il teatro degli orrori

Portland Cello Project playing the Star Trek Theme Song

un addio

Racconto di Graziella
Dalla terrazza del loro appartamento si vede il mare. La spiaggia è quasi deserta. Nessun allestimento per la balneazione, l’estate è ancora lontana. Elda ha aperto entrambe le grandi ante della porta-finestra e, incurante dell’agitarsi sonoro dei tendaggi scossi dal vento dietro di lei, sta in piedi sulla terrazza ad osservare un punto lontano all’orizzonte. La brezza fresca del tardo pomeriggio che soffia ad intervalli le porta il profumo delle onde e le punge le spalle ed il collo con una sensazione di gelo.
- Senti freddo? Si è alzato il vento - le chiede lui dal centro della stanza da pranzo.
- No - risponde senza guardarlo.
- Ho già messo la macchina fuori, andiamo, io ho fame - le dice allontanandosi.
Elda aspetta senza voltarsi che abbia attraversato la stanza e sia giunto alla porta d’ingresso, seguendo il suono dei suoi passi; poi, lascia andare la barra di ferro della ringhiera su cui ha serrato i pugni e che le ha lasciato una traccia profonda sui palmi; infine, lo raggiunge ed esce con lui.

L’unico ristorante della zona con ancora dei posti liberi ha i tavoli disposti all’interno di un’ampia stanza dai soffitti alti, le pareti annerite nella parte superiore, nella parte più bassa ricoperte da una balza di legno chiaro, opaco e ingiallito. Al centro, il bancone del bar e la cassa; di fronte a questa è appesa un’enorme televisione dal volume direttamente proporzionale alla sua grandezza.
Elda, seduta di fronte a lui ad un tavolo accostato ad una parete, si guarda intorno.
Il tavolo di fronte a lei è occupato da due fidanzati. Sono troppo distanti per sentire di cosa parlano ma sembrano avere molte cose da dirsi, guardandosi negli occhi, tra una carezza e l’altra, tenendosi le mani, dimenticandosi del piatto che aspetta davanti a loro.
Più vicina, invece, è la famiglia seduta al tavolo di fianco a Elda; i genitori e due bambini, un maschio e la femmina, più piccola, che ha sulla testa un fazzoletto bianco annodato dietro la nuca e indossa una camicetta a fantasia con le maniche rivoltate fin sopra i gomiti paffuti. Il padre l’aiuta preparandole i bocconi nel piatto mentre ride ascoltando il racconto appassionato del figlio tornato da una gita, e si scambia occhiate di compiacimento con la madre. La bimba è l’unica che avverte lo sguardo persistente di Elda e le sorride. Elda, scoperta, riesce a ricambiare sollevando un angolo della bocca; poi si volta, tornando al suo tavolo e alla sua cena.
Continua a consultare il menu sfogliandone le pagine avanti e indietro mentre lui, con le braccia incrociate e appoggiate sul tavolo, inizia a seguire il programma in onda. Poi arriva l’acqua col vino, poi il pane, poi le pietanze ordinate. Mangiano, lei lentamente dopo aver sistemato il tovagliolo sulle gambe; lui con voracità, tenendo i gomiti poggiati sul tavolo; entrambi senza sollevare la testa.
- Come mai sei arrivato così tardi a casa? - domanda Elda costringendolo a guardarla.
- Un cliente all’ultimo minuto, si è presentato lì e ho dovuto sbrigare il lavoro sul momento. Mi dispiace. Ma tu che hai, sei strana stasera. -
- Sono stanca. - risponde abbassando lo sguardo.
- Non ti preoccupare, appena abbiamo finito torniamo subito a casa, così ti riposi. -
- Sì. Come succede ogni venerdì sera, ogni sabato, ogni fine settimana da non ricordo più quanto tempo. - afferma Elda pacatamente.
Lui, con lo stesso tono: - Cosa vorresti fare. Sei tu che dici che hai sempre impegni a casa da sbrigare, che non vuoi fare tardi la sera, che la compagnia degli altri, parenti o amici, ti stanca. Sono sempre io a spronarti a fare qualcosa di diverso. In fondo, non siamo vecchi, a cinquant’anni non si è vecchi. -
Elda, interrompendo definitivamente la cena, sospira e, dopo una pausa, ribatte: - “Non siamo vecchi”. Forse. Dipende da come ci si sente. Io ho troppi anni se penso a quello che non ho fatto e ne ho troppo pochi per quello che faccio -.
Lui la guarda e non risponde; finisce la sua cena mentre guarda finire il programma in tv.

Elda si alza dal letto quando ancora la loro camera è immersa nel buio. Si veste con gesti sicuri, senza provocare rumore se non un lieve fruscìo di abiti. Lui è immobile, disteso su un fianco con le spalle rivolte a lei. Ha gli occhi sbarrati e colmi di lacrime. Non si muove neanche quando sente che Elda tira a sé la valigia da sotto il letto. Non si muove: il suo è un addio soffocato. Elda, invece, prima di lasciare l’appartamento, scrive un biglietto seduta al tavolo della stanza da pranzo: “so tutto, non me lo merito, non cercarmi mai”.
Quella è stata l’ultima volta che si sono visti.

la storia di giorgio il pittore

Racconto di Antonio Gaeta

- Giorgio, poi mi sono dimenticato di dirti: ho chiesto a Margherita se voleva fidanzarsi con te e lei ha detto di si.

Giorgio guardò Max incredulo.
Scoppiò in una risata esplicitamente forzata.
L’amico fraterno lo seguì in coro e finirono col ridere entrambi di gusto.

Giorgio lanciò uno sguardo a Firenze sotto di loro, caldamente colorata dalle luci del tramonto primaverile. Si avvicinò al buffet della festa, soffermandosi per un attimo ad osservare la varietà di torte salate e dorate, dolci ricamati ed imbiancati, il pane con le mandorle, la caprese tricolore, gli affettati e i formaggi, le salsine colorate, le spezie orientali, il plum-cake talmente soffice che sembrava sbriciolarsi con il solo sguardo, e quello nella variante colorata nel cui impasto c’erano pezzettini di olive verdi e nere, formaggio bianco, peperoni rossi e gialli, che appariva come un mosaico ravennate.

- Cosa cerchi? – lo richiamò alla realtà una voce alta e nasale alle sue spalle.

- Ciao Margherita; non vedo il rustico che ho portato io. Quello con su le uova con tutta la buccia e delle striscioline a mo’ di croce. E’ tipico delle mie parti.
- Dov’è, lo voglio assaggiare.
- A Pasqua mia madre lo prepara sempre, lo faceva anche quando eravamo in India.
- Ah già, che tu hai vissuto sempre in giro per il mondo dietro tuo padre, cos’hai detto che fa?
- E’ un ingegnere! Costruisce ferrovie. Vorrebbe che anch’io studiassi ingegneria, ma io voglio fare il pittore.
E tu cosa cerchi? – chiese Giorgio.
- Non so! Un altro po’ di vino.
- No, intendevo, cosa cerchi nella vita?
- Io cerco la Verità. – rispose decisa Margherita.
- Questa è completamente pazza e Max mi ha messo in un bel casino – pensò Giorgio – devo assolutamente recuperarlo e fuggire via.

Quella sera, piuttosto che lasciarsi coinvolgere in quella stupida festa, avrebbe preferito uscire con la giovane pittrice conosciuta al laboratorio, se solo lei avesse detto di sì.
Max non lo trovò ed andò via da solo.

Qualche ora dopo, il ventunenne Giorgio De Chirico era seduto da solo, in preda all’alienazione, su una panca in mezzo ad una piazza Santa Croce spazzata dal vento, in mezzo a figure solitarie e statue che fissavano ciecamente lo spazio.
Ebbe allora la strana impressione di vedere tutte quelle cose per la prima volta.
Gli tornò in mente quella frase assurda: “Io cerco la Verità”.
Pensò per la prima volta che la verità non fosse quella percepita dai sensi, ma qualcosa di nascosto dietro la materia visibile, e che il suo obiettivo non dovesse essere dipingere ciò che si vede, bensì far vedere ciò che non si può vedere.



Palazzo Strozzi 
26 febbraio - 18 luglio 2010
'De Chirico Max Ernst Magritte Balthus - Uno sguardo nell'invisibile'

The Ghost Writer




The Ghost Writer

Si propone un frammento del film The Ghost Writer da cui è possibile ricavare utili informazioni su come approcciare la stesura di una biografia.

Il film è un thriller politico molto ben fatto, in cui il nostro ghost writer è un giovane scrittore che accetta di riscrivere la biografia dell’ex primo ministro britannico Adam Lang, che ricorda abbastanza Tony Blair.

Bellissima l'ambientazione della villa sull’isola.

Biblioteca Labirinto

Racconto di Antonio Gaeta
Musica e parole sparse di Subsonica

I seminterrati della Biblioteca sono un posto fuori dallo spazio e dal tempo. Si narra che impiegati della prima ora, inviati alla ricerca di un libro, siano rimasti lì sotto per tre giorni completi, e addirittura che qualcuno ci vaghi ancora fin dal lontano 1920.
Io c’ero stato la prima volta con Danilo, proprio alla ricerca di Armando.
Di primo acchito mi ha dato l’impressione di un labirinto, sporco, con poche luci, ingiallite dalla polvere e dagli acari dei libri, grande un centinaio di chilometri, dal quale non si possa uscire.
Subito mi sono ripromesso di non perdere mai d’occhio il mio accompagnatore. Dopo pochi passi e un paio di curve tra gli scaffali avevo pure pensato di tirare un filo dal maglione e lasciarlo sfilare come quello di Teseo ed Arianna.
Ma la mia Arianna mi aveva lasciato, e aveva pure reciso quel filo!
Così, col pensiero alla mia amata che mi aveva abbandonato, nel giro di qualche minuto, mi sono perso.
L’avevano fatto a posta, per poi balzare da dietro una mensola facendomi buuu.

Il labirinto bianco, senza luci colorate, grande un centinaio di chilometri, dal quale non si possa uscire, nasconde un mare di scaffali e libri e riviste e quotidiani di inizio secolo e gazzette ufficiali e romanzi di premi nobel, accanto ad altri di autori sconosciuti e stampe varie, catalogati senza una distinzione apparente e chiara, dove tutto ciò che inquadri ha un senso sfocato, e non si capisce qual è l'angolazione per orientarsi. Un labirinto bianco senza luci colorate grande un centinaio di chilometri dal quale non si può uscire.
Cercando qualcosa, magari un libro che forse sta a pochi centimetri da te, magari l’indicazione di un’uscita di sicurezza, una via di fuga, quella che cerchi e vorresti trovare subito per poter uscire da lì. Avanzi senza trovare la forza di fermarti, mentre stai già scappando, mentre non riesci a spingerti più a fondo. Ora che stai correndo vorresti che lei fosse lì con te. Vorresti trovare la forza di voltarti, perché, se lei sta svanendo tu non ci riesci a spingere più a fondo. Ora che sei sotto il mondo, e sotto la biblioteca, vorresti che fosse qui.
Vorrei che tu fossi qui!
Un labirinto bianco senza luci colorate grande un centinaio di chilometri dal quale non si riesce ad uscire.
Non c'è luce né direzione là giù. Cerchi un suono, un rumore di qualcosa che si muove. Viaggi nel vortice di un labirinto bianco senza luci colorate grande un centinaio di chilometri dal quale non si riesce ad uscire. Familiarizzi con le oscurità, con lo sguardo allinei libri su scaffali, dentro labirinti di scaffali lugubri, senza specchi, ossessionato dalla polvere che risiede in un luogo senza aria. Ti ritrovi nelle mani un libro bianco, senza foto colorate, grande un centinaio di pagine dal quale non si possa evincere alcuna metafora. Confondersi, disperatamente perdersi, nascondersi clandestinamente, immergersi in un labirinto bianco senza luci colorate grande un centinaio di chilometri dal quale non si possa uscire. Buuuuuuuu!!!

Auguri Antò!!!

marco

Marco si è appena sottoposto a un trattamento di ricostruzione plastica delle unghia, domani deve sostenere l'esame di chitarra al conservatorio.

Salvo

Salvo è uno che al primo appuntamento con la nuova ragazza arriva un'ora in ritardo, allora invia un sms:
- coda in autostrada, fai con calma.
dopo mezz'ora la chiama e spera che in questo modo si riazzeri il ritardo.

la nonna

"la gente chiama Nonna la Strega"

[Agota Kristof - Il grande quaderno]

tecniche di caratterizzazione

in questo "subject" il gioco consiste nel caratterizzare un personaggio con pochissime battute, mediante una o due frasi concise ed esaustive.

Corso di Comunicazione in Valdarno

Organizzato dall'associazione "Le Ali di Icaro", riparte a Montevarchi il corso di comunicazione tenuto dal Dr. Aversa.

Sabato 17 Aprile ore 10:00

info su http://www.lealidiicaro.org/

Corsi di scrittura creativa a Firenze

si segnala in fase di avvio il corso:

TECNICHE NARRATIVE
con Enzo Fileno Carabba
ogni lunedì 20.30 - 22.30 dal 12 aprile per otto lunedì
c/o Il Giardino dei Ciliegi: Via Dell'Agnolo, 5 - FIRENZE

presso lo stesso circolo sono inoltre previsti i seguenti corsi:

SCRITTURA CREATIVA
con Monica Sarsini
ogni lunedì 17.30 - 19.30

SCRITTURA POETICA
con Luigi Oldani
ogni giovedì 17,30 - 19,30

SCRITTURA E EMOZIONI
con Erica Gardenti
ogni martedì 17,30 - 19,30

post n. zero

ecco il post numero zero di un BLOG LABORATORIO dove sperimentare tecniche di comunicazione, tecniche di scrittura, tecniche di fotografia, tecniche di recitazione, tecniche di seduzione, e quant'altro