Firenze, Grazie

27 maggio 2010, Firenze, Piazza della Signoria, Palazzo Vecchio trasformato in una "tela luminosa" dall'artista svizzero Gerry Hofstetter.

CYBERPUNK..

Se i poeti sono i legislatori non riconosciuti del mondo, gli scrittori cyberpunker sono i suoi buffoni di corte. Noi siamo pazzi saggi che fanno capriole, pronunciamo profezie ma ci grattiamo in pubblico. Possiamo scherzare delle grandi idee perchè sembriamo innocui. Non siamo scrittori di fantascienza, non solo, ma comunque abbiamo ragione di godercela: abbiamo influenza senza responsabilità... W. Gibson

Be kind - rewind! Una settimana di cinema in Valdarno

RICEVO E PUBBLICO


Dal 5 al 10 Luglio a Montevarchi.

Se ti piace il cinema e vuoi capire come si racconta una storia con le immagini, grazie all’Associazione Le Ali di Icaro avrai l’occasione di far parte di una troupe cinematografica e di realizzare un piccolo film.

Per una settimana un gruppo di giovani professionisti del cinema ti accompagneranno a scoprire i passi verso la creazione di un film. Ci saranno visioni, incontri e soprattutto momenti di laboratorio pratico in cui scoprirai come funziona il linguaggio cinematografico. Il laboratorio produrrà un cortometraggio che sarà proiettato nella giornata finale.

PROGRAMMA
5 Luglio Introduzione al linguaggio cinematografico
6 Luglio La sceneggiatura
7 Luglio La fotografia
8 Luglio Riprese
9 Luglio Riprese
10 Luglio Montaggio e visione

Per partecipare al laboratorio basta inviare entro il 10 Giugno la richiesta di iscrizione via email all’indirizzo info@lealidicaro.org, indicando tipo di studi frequentati o attività lavorativa e specificando le motivazioni di adesione.
Il laboratorio sarà tenuto dalla regista Daniela Persico, dalla montatrice Maria Giovanna Cicciari e dal direttore della fotografia Carlo Pastaccini.

info:    http://www.lealidicaro.org/Cinematografia.html
«Per i miei romanzi attingo da esperienze dirette e poi immagino. L'idea prende forma in modo maniacale ed ossessivo e si sviluppa.»
«Scrivere è un po' come fare i minatori di se stessi: si attinge a quello che si ha dentro, se si è sinceri non si bada al rischio di farsi crollare tutto addosso.»
Andrea De Carlo
Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.
– Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? – chiede Kublai Kan.
– Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, – risponde Marco, – ma dalla linea dell'arco che esse formano.
Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo.
Poi soggiunge: – Perché mi parli delle pietre? È solo dell'arco che mi importa.
Polo risponde: – Senza pietre non c'è arco.

[Italo Calvino]

rap nostalgico

Rime: AG99

Rit.   Lascio, scappo, fuggo via,
        fuggo via dalla tua allergia/allegria.

Lascio questa città
che mi accolse otto anni fa.
Come altre volte in passato
sono qui a fare bagagli con scatole
e scatoloni, uno stereo ingombrante
e un piumone avvolgente;
quante freddi notti mi ha donato calore
quante volte intimità dopo aver fatto l'amore;
raccolgo cianfrusaglie: flyers, fogli, penna,
foto, libri, posters, nastri e cd,
cazzate, ricordi, nostalgia mi piglia
mentre vado via di qui.

Rit.

Lascio questa città
do' sole, 'a pizza e o'mandulino,
di Maradona, S. Gennaro e Bassolino.
Lascio il vecchio e il nuovo
senza sapere quello che trovo;
e non parto per un viaggio, né per una vacanza,
non vado da qualcuno di cui sento la mancanza;
parto senza destinazione, senza una meta,
la strada non mi viene indicata dalla stella cometa,
non ho una montagna da scalare,
né un fiume da guadare;
vado via, ma non indosso panni da viaggiatore,
a spingermi non è il desiderio di un esploratore.

Rit.

Napoli ti resta appiccicata sulla pelle,
con le sue contraddizioni, la sua bontà
e la sua indifferenza, la sua omertà
e i suoi inciuci; la sua epicurea gente
ca nu bbò fà niente,
e a'o' tiempo stesso si inventa mille
mestieri, così per pariare, o per
tirà a campà;
il suo qualunquismo, il suo opportunismo, il suo assenteismo,
la strafottenza, la violenza,
dove devi camminare cu'na mano annanz' e una arret',
addò nun te serve na precia
statt' accuort'nun te fa fotte.

Rit.

Lascio questa città,
ci lascio una ragazza
che a sua volta mi ha lasciato,
ci lascio amici, che troppe volte per lei ho solato,
altri, che opportunisticamente mi hanno sfruttato,
amiche, da cui (che stupido!) sul più bello sono scappato,
altre cui (che coglione!) non mi sono mai dichiarato
o (che ingenuo!) l'ho fatto nel momento sbagliato.

Rit.

Lascio macchine che mi hanno schiacciato,
cani che mi hanno addentato,
libri che mi hanno acculturato,
droghe che mi hanno sballato,
strade e piazze per le quali si è fumato
persone da cui sono stato amato
altre da cui sono stato emarginato;
locali in cui si è festeggiato,
case che mi hanno ospitato,
feste alle quali mi sono annoiato,
professori che mi hanno ignorato;
il sole e il caffè che al mattino mi hanno dato allegria,
la luna e le stelle che nelle notti insonni mi hanno fatto compagnia;
mille episodi e situazioni
che mi hanno regalato ... emozioni.
Ora non sto qui, a mettere in rima tutti i nomi di quelli che vorrei
salutare
ma se chiudo gli occhi per un istante ...
... le vostre facce riflesse nella mente
per ciascuna un ricordo importante.

Rit.

Lascio questa città
e parto con uno zaino pieno di ricordi ed aspettative,
impresse nell'animo come fotografie,
porto sulla pelle i segni del tempo che è passato
in una tasca i capelli che ho colorato
sulle ginocchia le cicatrici per una caduta in moto
e la rabbia per mille storie che ho bruciato.
Nel palmo della mano ho un solco che so decifrare soltanto a metà,
parto e lascio questa città.

C'è luna piena stasera, ancora una volta catalizzatrice di eventi
fasti o nefasti comunque punti fermi, accidenti.

Cerco il tasto per il reset dei miei pensieri,
forse è nel ricco sorriso della ragazza conosciuta ieri.

CoSang, Karemasky, Arezzo

8 maggio 2010
Sul palco due ragazzi della periferia nord di Napoli sputano rime e mitragliano parole in una lingua incomprensibile. Il pubblico aretino alza le mani, muove braccia e corpi a tempo come fosse un metronomo. Dai riga su le mani per i CoSang. CoSang dice raggia, Arezzo risponde tarantell, in pista pochi ma buoni, pochi ma rumorosi, pochi ma con buoni polmoni.
Attaccano con il pezzo su gomorra di cui tutti i giornalisti chiedono continuamente spiegazioni: "E’ necessario un momento d’onestà. Voi fate i nomi del Sistema e non quelli dello Stato", "la cosa strana che io non ho mai capito è perchè nella colonna sonora del film (che dovrebbe essere un atto di denuncia, dovrebbe dire delle cose, dovrebbe far capire all'italia quello che succede ca abbasc...) ...perchè ci sono solo neomelodici? 23 tracce, 1 dei massive attack ca nun c'azzeccan nient cu napule e altre 22 neomelodic, perchè è tutta una denuncia e poi c'è collaborazione? .. e poi perchè hanno girato un mese intero nelle vele? come hann fatto a girare nelle vele un mese intero? a me m ven a rir..".
Le canzoni sono fortememente caratterizzate dallo storytelling, raccontano storie di merda, di pistole, di camorra, di droga, di galere, di morti ammazzati, dipingono una Napoli attuale e senza molti spazi ai compromessi, allontanandosi dal luogo comune mediatico degli ultimi anni in cui il napoletano fa tendenza perché ignorante e fa share perché violento.
Ma anche se vivi in una strada che non ti piace, finisci per avere riconoscenza per la città in cui sei cresciuto e per il rione dove cammini.
Concludono un concerto tiratissimo con un pizzico di ottimismo, con i piedi e con le parole,
la vita
Osala ! Oppure usala !
E’ solo tua , è un’occasione unica !
‘A vita bona !!
So di non essere sempre quello che dico,
ma ti assicuro almeno mi sacrifico p’a vita bona

Osala ! Oppure usala !
E’ solo tua , è un’occasione unica !
‘A vita bona !!
So di non essere sempre quello che dico,
ma ti assicuro almeno mi sacrifico pa vita bon.