Sex and drugs and Rock&Roll _ 1

(di Rosella Cerrini)

Non lo davo a vedere, ma in quell’occasione, fui d’accordo con i miei, che dicevano: -Aveva un lavoro ottimo, in quell’ufficio, e ha mollato tutto, per andare, dove? Alle Baleari!- Ma io sapevo anche perché se ne era andata. Anch’io partii, a fine Agosto, con l' altra amica del cuore, Laura. Qui ebbe inizio la mia fuga. Allora non sapevo che sarebbe durata così a lungo.

“E’ qui che voglio vivere per sempre. E’ il Paradiso!” Pensai, mentre prendevo il sole a Cala San Miguel. Non lo sapevo ancora, ma quella fu la prima decisione irrevocabile e determinante della mia vita.
-Roberta! Roberta!- Laura stava cercando di scuotermi dal meraviglioso tepore in cui mi trovavo.
-Ehi! Lo vuoi o no‘sto spino?- No, in realtà non lo volevo, ma era una di quelle cose che si “dovevano” fare.
Eravamo sbarcate a Ibiza, Laura ed io, due settimane prima. Come due bambine nel paese dei balocchi eravamo rimaste incantate davanti a tutto. Laura, in particolare, era rimasta affascinata dalla quantità di droghe che giravano sull’isola e la disinvoltura con la quale tutti ne ostentavano l’uso.
Io amai tutto di quel posto da subito. Per me rappresentava la LIBERTA’ tanto agognata. Finalmente potevo dar sfogo alla fantasia vestendomi nei modi più pazzi e azzardati. Anzi, più eri stravagante, più era facile entrare nel girodiquellichecontano. Non c’erano limiti. E questo si estendeva anche  al comportamento sessuale. Non era affatto disdicevole cambiare partner ogni giorno, anzi.

-Ma come? Ne hai già acceso un altro?- chiesi prendendo lo spino.
-E dai! Non fare il grillo parlante pure qui!-.
-Non faccio assolutamente il grillo parlante, dico solo che si sta così bene qui, anche senza farsi le “canne”-
-Si certo. Stasera come ci arriviamo a Ibiza?-

In effetti questo era un problema da affrontare ogni giorno. Non avevamo un mezzo di trasporto e gli autobus locali erano quasi inesistenti. Ma questo faceva parte del divertimento. Facendo in continuazione l’autostop, incontravamo un sacco di gente. Si doveva solo stare molto attente alla gente del posto, che dagli anni sessanta in poi aveva visto stravolgere la propria terra e non approva, certo, le scostumatezze di noi straniere. “Los hippies” come dicevano loro, erano venuti a cambiarne i costumi e le abitudini. Poi avevano cominciato ad arrivare sempre più turisti di tutti i generi: ricchi imprenditori tedeschi e olandesi ed ex delinquenti francesi arricchitisi con l’ultimo “colpo”, molti avevano aperto locali e ristoranti alla moda nella Città Vecchia. C’erano cantanti rock, attori e modelle, più o meno famosi. C’erano poi gli spagnoli del continente. Molti di loro erano, come me in fuga dalla loro famiglia borghese. Io non facevo discriminazioni. Mi innamoravo di tutti, un giorno sì e l’altro pure. 

-No! Questo no! C’ha proprio l’aria dello stupratore di turiste!- Fece Laura, spingendo via il mio braccio col pollice da autostop e allontanandosi dal ciglio della strada. Quel giorno stavamo cercando un passaggio per andare al mare.
-Questi che stanno arrivando, si, però! – Dissi indicando un “Mehari” verde sporco che si avvicinava. Quel tipo di “fuori strada” andava per la maggiore, perché si adattava a tutti i tipi di fondo stradale. In effetti i tre ragazzi a bordo erano molto carini. Anche la ragazza era molto bella.
-!Holà! ?Que tal guapas?- chiese quello che guidava. Noi non parlavamo ancora spagnolo, ci capimmo con un po’ di inglese e un po’ di italiano spagnolizzato. Erano stupendi! Tutti e quattro. Ci portarono ad una bellissima caletta che si poteva solo raggiungere via mare o con quel tipo di auto.
Passammo tutta la settimana insieme a loro.
Nessuno fece sesso con nessuno, anche se dormivamo tutti insieme. Avevano una casa favolosa, in uno dei posti più esclusivi, il Golf di Roca Llisa, con piscina di acqua di mare, incastonata in cima alle rocce sul mare. Vicki era la sorella di Josè, quello che guidava, e stava con Jesus, che era decisamente il più bello. Andrès  era il loro cugino. Noi li chiamavamo “i fratelli e cugini”. Tornavamo dalle discoteche quasi al mattino. Ci sdraiavamo sui letti e sui divani e dormivamo, più o meno, fino al pomeriggio. Poi si andava in spiaggia . Notte e giorno ascoltavamo musica. Musica che ancora io non conoscevo, ma che divenne la colonna sonora di quella mia prima vita. Ancora oggi sentire i Santana di “Caravanserai” o i Pink Floyd di “Atom heart mother” evoca sensazioni quasi fisiche di quel tempo.

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