Ecco un piccolo decalogo per aspiranti pubblicatori (non aspiranti scrittori, perché, come dice Dazieri o si scrive o non si scrive). Io l'ho trovato molto ben fatto.
1) Come faccio per far leggere il mio manoscritto? Se avete un manoscritto speditelo all’editore, o alla collana, che pubblica qualcosa di simile a quanto avete prodotto. Poesie agli editori di poesie, gialli agli editori di gialli. Potete indirizzare il manoscritto al direttore di collana, ma la busta sarà al novanta per cento intercettata da una segretaria. Scegliete con cura, non spammate in giro: è inutile, costoso e fa perdere del tempo a tutti.
2) Meglio mandare un file o un manoscritto stampato? E’ meglio il manoscritto cartaceo. Leggere a video stanca e i files si perdono tra le centinaia di mail che un editor riceve ogni giorno dalle più varie fonti. Inoltre, in molte redazioni gli editor non hanno una stampante personale, per cui selezionano molto cosa stampare e cosa no. Toglietegli il dubbio e speditegli un manoscritto pinzato, con i fogli stampati su una faccia sola e con un carattere dal corpo dodici in su. La prima pagina deve contenere i vostri dati e magari un breve riassunto. Il vostro curriculum non è necessario, ma due righe su chi siete sono gradite.
3) E’ meglio se mando una mail per avvisare che invio il manoscritto? E’ abbastanza inutile, a meno che l’editor non vi conosca personalmente. Al novanta per cento vi verrà risposto di lasciar perdere o non vi sarà risposto affatto.
4) Ho mandato il manoscritto sei mesi fa. Cosa faccio, mando una mail di sollecito? E’ assolutamente inutile. Se vi avessero letto e trovato interessante ve l’avrebbero già comunicato. Quindi il manoscritto è stato cestinato, prima o dopo la lettura. Dopo sei mesi, date il manoscritto per perso.
5) Ma come? Gli editor non sono pagati per leggere manoscritti di esordienti? Non esattamente. Gli editor sono pagati per pubblicare autori da loro scovati presso gli agenti o da case editrici concorrenti, per litigare con i grafici e gli uffici stampa, per presentare i libri pubblicati, per leggere le traduzioni, per revisionare i testi dei loro autori eccetera. Leggono i manoscritti nei ritagli di tempo, perché sanno che può capitare la botta di culo di trovare qualcosa di buono, ma ogni editor in media ne riceve più di uno al giorno e quando gliene si accumulano troppi sulla scrivania li getta semplicemente nel bidone. Ricordatevi che il fatto che vogliate spedire a un editor o una casa editrice non impegna i riceventi a leggervi o a darvi una risposta (per quanto la maggior parte lo faccia, soprattutto se può disporre di una segreteria di redazione). Non è questione di cortesia, ma di tempo.
6) Corollario al punto precedente. Gli editor leggono in fretta. Se nelle prime pagine il romanzo non li acchiappa, lo scartano. Quindi evitate i prologhi e cominciate dal meglio. Poi, eventualmente, tornate indietro con qualche trucco narrativo. Leggere in frette significa che possono anche sbagliarsi, mettetelo in conto.
7) Le case editrici pubblicano sempre gli stessi… Bisogna essere raccomandanti per pubblicare? Le raccomandazioni sono la maledizione di qualsiasi attività umana dove girano soldi, ma nell’editoria funzionano meno che da altre parti. Un romanzo schifoso rimane schifoso anche se raccomandato da Dante Alighieri redivivo e l’editor che l’ha pubblicato se ne vergogna. Viceversa, se l’editor scopre un nuovo autore ne è fiero e, se questo autore vende, la sua carriera se ne avvantaggia. Quindi, nessuno chiude a priori le porte in faccia a nessuno. In Mondadori, alcuni dei più grossi successi degli ultimi anni arrivano da esordienti piombati sui tavoli degli editori senza alcuna raccomandazione: Saviano, Giordano, Troisi. E’ vero, pero’, che una casa editrice può arrischiarsi a pubblicare solo un ristretto numero di nuove proposte, perché spesso il lancio non funziona e le copie non si vendono. Le case editrici sono imprese per fare quattrini, non accademie, e gli editor, che fanno questo mestiere perché lo amano, non per lauti guadagni, devono tenerne conto.
8) Cosa devo evitare in un manoscritto? 1) Sottolineare nel frontespizio che avete depositato il manoscritto alla Siae per paura che ve lo copino. Un editor serio un po’ si risente e, francamente, non ho mai sentito di un editor che freghi il manoscritto all’esordiente per pubblicarlo a nome proprio (i plagi esistono, ma li fanno direttamente gli autori copiando roba già pubblicata, sperando che nessuno se ne accorga). Come dicevo prima, gli autori nuovi sono una manna dal cielo: meglio metterli sotto contratto che stroncarli sul nascere. 2) Aggiungere una lettera strappacuore in cui spiegate che nel manoscritto riponete le vostre speranze di una vita migliore: imbarazza chi riceve il manoscritto e non sortisce risultati. 3) Una recensione di un agente letterario che però non vi sta rappresentando o una scheda di lettura di una casa editrice che vi ha letto, apprezzato ma non ha ritenuto opportuno pubblicarvi. Il perché è ovvio se ci pensate. 4) Errori di grammatica o di battitura. 5) Una rilegatura con finta copertina disegnata da voi. 6) La richiesta, nel caso il manoscritto non piaccia, di girarlo a un collega o del nominativo di una nuova casa editrice cui mandarlo: se anche un editor vi legge non diventa per questo il vostro agente. 7) Chiedere una motivazione dettagliata del rifiuto, con analisi del testo e indignarsi per non averla ricevuta: l’editor non ha materialmente il tempo di farla e una gentile lettera generica evita le discussioni.
9) Gli agenti servono? Sì, ma agli esordienti poco e un agente serio probabilmente non vi prenderà neppure in considerazione: potrebbe fare ben poco per voi che non sia infilare il vostro manoscritto in una busta. E come riconoscere un agente serio? Non si fa pagare da voi a prescindere dai risultati, ma si prende una percentuale sui vostri guadagni. Di solito il 10 per cento sull’Italia e fino al venti sulle vendite estere.
10) Una casa editrice mi ha offerto la pubblicazione del mio manoscritto, sono molto felice. Ma mi ha chiesto anche di partecipare alle spese. Cosa devo fare? Mandateli all’inferno, ecco cosa dovete fare. Il vostro libro non sarà venduto, non sarà recensito e non aprirà la strada a pubblicazioni regolari. Pagare per per pubblicare serve solo a mantenere due parassiti: un editore che ha scoperto come fare i soldi senza rischio e il vostro ego. Se avete un manoscritto che volete far leggere ai vostri amici fatevelo rilegare da una copisteria: risparmiete quattrini e farete una figura migliore. Oppure mettetelo su Internet. Fanno parziale eccezione (ma è un campo che non conosco) la poesia e la divulgazione scientifica.
Il decalogo completo lo trovate qui.
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